Ma passiamo ora al periodo in esame, quello della liberazione della Corsica. E' sacrosanto sottolineare che il 9 settembre 1943 viene dopo l'8 settembre giorno della firma dell'armistizio italiano. Sembra una banalità ma bisogna ricordarlo perché non si evince da quanto scritto sulla varie targhe commemorative (vedi per esempio davanti al porto commerciale di Bastia e a Teghime ).
Come si evince dal testo vengono adoperati tre tipi di argomenti:
Il primo gruppo è di ordine economico e sociale. E’ un classico. Certo ci si appella ad alte idealità ma la rivendicazione politica-ideologica viene collegata a rivendicazioni concrete che fanno leva sugli interessi immediati delle categorie prese di mira e chi ha sentito parlare le generazioni che hanno vissuto la guerra sa quanto importante (e per alcuni ossessivo) fosse il problema del cibo. Poi viene l’abbozzo di un programma politico per il dopoguerra.
Il secondo argomento è di stampo patriottico francese e i redattori del volantino sapevano che allora era molto sentito nella grande maggioranza dei Còrsi, anche tra i corsisti.
Fin qui tutto bene. L’ultimo argomento è piuttosto discutibile secondo i nostri attuali criteri. Lasciamo stare l’esultanza davanti ai cadaveri delle vittime italiane della Francesco Crispi affondata davanti a Bastia. In guerra non si piange sui nemici morti anche se è vero che non tutti i Bastiesi reagirono così alla vista di questi morti e molti di loro dettero prova di una cristiana compassione. Ma più caratteristico ci sembra l’utilizzo dell’aggettivo « Lucquois ». Per il lettore italiano dobbiamo spiegare che « Lucquois » è la traduzione di « Lucchesi » nome di spregio che veniva affibbiato da taluni Còrsi ai poveri lavoratori italiani (anche se non provenienti dal contado di Lucca) che si recavano nell’isola per guadagnarsi da vivere. Erano gli immigrati di allora. Poi l’aggettivo veniva a indicare tutti gli Italiani per alcuni Còrsi sia perché avevano assunto un atteggiamento che potremmo oggi definire razzista (dico oggi perché la parola razzista viene usata anche fuor di proposito, in questo caso non si trattava certo di razzismo biologico ma piuttosto di ciò che sarebbe meglio definire xenofobia) nei confronti di tutti gli Italiani sia perché avevano mutuato dai Francesi alcuni pregiudizi nei loro confronti. In fondo in tempo di guerra anche la xenofobia più becera fa comodo. Tutto questo possiamo capirlo ma, per carità, settant’anni dopo la fine della guerra bisognerebbe tutti imparare a guardare bene in faccia la realtà.
Quindi per quanto riguarda la partecipazione degli Italiani alla liberazione della Corsica l'interpretazione di Micheli ci sembra un po' riduttiva, tanto più che tra molti Bastiesi più anziani si sussurra, anche se non possono dirlo apertamente, che le prime truppe entrate nella loro città liberata dai Tedeschi furono proprio quelle italiane, fatte poi indietreggiare per consentire ai Francesi di essere primi.